Evvabbè, lo confesso: un po’ la televisione mi manca. L’ho fatta per 20 anni quando era complicato farla. Si riflette poco su quanto impatti la tecnologia su certi lavori. Quando ho iniziato a scrivere si usava la Lettera 35, la vecchia macchina da scrivere della Olivetti che qualunque ventenne oggi scambierebbe per un’opera di pop-art.
Quindi ci sta che ho messo su un podcast che, però, lo dico subito a chi conosce i modelli del web, è strutturato in una forma più televisiva che da youtuber militante. Un po’ perchè la scuola è quella ma anche per altri motivi che affronto dopo.
Intanto presentiamo il programma che ha una precisa ragion d’essere: voglio provare a discutere seriamente su argomenti complessi ed anche divisivi. Le regole del gioco le spiego nella Puntata 0, ma proviamo a tracciare le linee essenziali
Prima di tornare alle regole, una piccola annotazione sulla sigla di cui, perdonatemi, vado particolarmente fiero. L’ho pensata io ma devo ringraziare almeno tre persone. Prima di tutto Bob Dylan che mi ha dato l’idea con il video di Subterranean Homesick Blues, un brano contenuto nell’album Bringing It All Back Home pubblicato nel marzo 1965 e considerato il primo esperimento di rap della storia. Poi c’è Nancy Sinatra, splendida esecutrice del brano These Boots Are Made For Walkin’, del 1966 e, last but not least, Sandro Guastavino, che ha realizzato le riprese. Ma torniamo alle regole.
In realtà la regola è una soltanto: evitare le fallacie argomentative. Non sto qui a spiegarvi di cosa si tratta, ne parlo approfonditamente nel Pilot, come ho già detto. Inoltre ho sfruttato un video del MENSA, l’associazione che raccoglie i soggetti con i più alti risultati nei test per il Quoziente d’Intelligenza, dove vengono spiegate in maniera semplice ed efficace.
Ma c’è dell’altro
Oltre alla voglia di affrontare un dibattito con regole certe, dietro POV c’è anche la mia voglia di Televisione ed anche il mio ricordo dei tempi in cui si camminava portando a spalla enormi telecamere e pesanti registratori, quando il montaggio di un servizio da 3 minuti durava mezz’ora ed io mi consumavo le dita sui tasti meccanici della mia macchina da scrivere. Non c’era cancella, niente CTR+C e CTR+V, niente correttore automatico.
Era meglio? Assolutamente no! Oggi è molto più divertente. Avere la possibilità di usare la tecnologia per realizzare prodotti che, prima, necessitavano di strutture, personale ed investimenti consistenti è un bene.
Quando sbagliavo un termine, una frase, un dato in un foglio battuto a macchina, la correzione non era per niente immediata. A parte che avevo un direttore che mi strappava il foglio costringendomi a riscrivere tutto anche se mi scappava soltanto uno stà con l’accento in tutto un articolo. Attenzione, mi è servito tantissimo e non sarò mai abbastanza grato ad Angelo Arisco per questa formazione, ma oggi è un altro vivere, negarlo è da stupidi.
Il punto è che la tecnologia, almeno per chi fa certi lavori, non dovrebbe servire a fare meno; la cosa interessante è che, in mano a chi ha le basi, può servire a fare meglio. Ovviamente bisogna studiare ed avere rispetto per il pubblico, pensando che non basta l’eventuale corposità dei contenuti.
Se sei già così arrogante da pensare che il tuo pensiero sia meritevole di dibattito dovresti avere almeno l’educazione di provare a confezionarlo in maniera accattivante e il più possibile fruibile per chi si troverà ad ascoltarlo. Non ho problemi a considerarmi e definirmi arrogante, ma mi pongo dei limiti.
Questo, però, è solo il mio Punto di Vista.